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50° anniversario dell’eccidio di KWALE 3 (Biafra)

Nella ricorrenza del 50° anniversario dell’eccidio di KWALE 3 (Biafra),Il 9 maggio 2019 alle ore 16.00 , nella Chiesa di S. Barbara a Metanopoli (S. Donato Milanese) verrà celebrata una Messa commemorativa dei caduti.

http://pionierieni.it/wp/wp-content/uploads/Commemorazione-50esimo-anniversario-eccidio-Biafra-9.05.2019.pdfCommemorazione 50esimo anniversario eccidio Biafra 9.05.2019

BIAFRA, CINQUANT’ANNI DOPO- L’ECCIDIO DI
KWALE 3

Il 9 Maggio 2019
ricorre il 50° Anniversario dell’eccidio di KWALE 3.

Il
cantiere di Perforazione della Saipem in Nigeria, in via di smobilitazione, alle
5.30 del mattino 9 Maggio 1969, durante la guerra civile tra la Nigeria e la
Repubblica secessionista del Biafra, fu attaccato da un commando di miliziani
Biafrani. Durante l’attacco furono uccisi 10 tecnici Italiani, otto della
Saipem, due dell’Agip, e un Giordano. Poggi, un tecnico della Saipem riuscì a
fuggire, nascondendosi nella foresta, aiutato da due Steward Nigeriani. Appena
arrivato in zona sicura, al di là del Fiume Ase, riferisce quello che ha potuto
intravedere. Due altri tecnici della Saipem, che si erano nascosti nella loro baracca,
vengono catturati il giorno dopo. Il Personale del Cantiere di Perforazione di
OKPAI 3, distante qualche Km da Kwale 3, sentendo il riecheggiare degli spari,
decidono di prendere i mezzi e di andare verso Kwale 3, dove, appena giunti,
scoprono la tragedia e vengono a loro volta catturati. Il totale dei
prigionieri catturati dai Biafrani salì a 18: 14 Italiani del Gruppo Eni, 3
Tedeschi del Contrattista per i lavori civili Julius Berger e un Libanese,
dipendente del Contrattista di Catering. Dopo alcuni giorni difficili, i
prigionieri, maltrattati, spogliati e depredati dalla popolazione locale,
vengono portati nel carcere di Owerri, dove ricevono la visita di un Vescovo
Biafrano, che porta loro, tra l’altro, vestiti, materassini e zanzariere. La
notizia dell’eccidio, senza i contorni della tragedia, diventa di dominio
pubblico solo il 13 Maggio. Il 27 Maggio il Governo della Repubblica del
Biafra, renderà noti i nomi dei prigionieri processati e condannati a morte, e
quindi si conoscono anche i nomi delle vittime. Per la liberazione dei
prigionieri si mobilita, sin dal 10 Maggio, il Management dell’Eni, con il
Presidente Dottor Eugenio Cefis, che incontra, tra gli altri, i Presidenti della
Costa D’Avorio, del Gabon e del Congo Brazzaville che avevano riconosciuto la
Repubblica del Biafra. A Cotonou, capitale del Dahomey, da dove partivano gli
aerei, della Croce Rossa, per portare medicinali, cibo e altri generi di
conforto ai Biafrani, il Dottor Cefis incontra il Dottor Lindt, Presidente
della Croce Rossa Internazionale. A Sao Tomè, da dove partono gli aerei della Charitas
Internationalis, incontra il Governatore Portoghese e i Responsabili della Charitas
Internationalis – JCA, Mons. Carl Boyer, tedesco, e Father Tony Byrne,
Irlandese, Direttore dell’JCA Air Lift tra Sao Tomè e il Biafra. Anche il
Vaticano interviene, da subito, presso i Biafrani, con il Papa Paolo VI che
scrive una lettera personale al Col. Ojukwu, Presidente del Biafra, affinché sia
usata clemenza verso i prigionieri e vengano subito liberati. In rappresentanza
del Governo Italiano, l’On. Mario Pedini, Sottosegretario agli Esteri. Accompagnato
dagli Ambasciatori di alcuni dei Governi che avevano rapporti diplomatici con
il Biafra, poté visitare i prigionieri e condusse una delicata ed efficace
trattativa con i Biafrani che, il 7 Giugno, si concluse con liberazione di
tutti i 18 prigionieri. Dal 3 Giugno fu possibile, per il personale dell’Eni e
della Naoc, accedere al Cantiere di Kwale 3, e tra il 4 e il 5 Giugno, per recuperare
i resti delle vittime, portati prima a Warri e poi a Lagos, dove nella
Cattedrale Cattolica si tennero, il 6 di Giugno, solenni onoranze funebri. I funerali
solenni, officiati dal Cardinale di Milano, Emilio Colombo, ai quali
parteciparono anche alcuni dei prigionieri liberati e giunti in Italia, si
tennero l’8 Giugno, nella Chiesa di Santa Barbara a Metanopoli, dove una
lapide, apposta dall’Associazione dei Veterani Agip, dall’Agip e dalla Saipem
alla parete del 2° Altare, sulla destra, ricorda i nomi dei colleghi uccisi.

Adriano
Muzzin

L’autore
di questo breve ricordo era in contratto estero a Lagos, con la Naoc, dal
Giugno 1968 fino al 25 Nov.1969.

Il 13 Maggio 1969 viene
inviato a Cotonou, dove rimane fino al 3 Giugno, con l’obiettivo di contattare
la Croce Rossa Internazionale, che gestisce l’Air Lift da Cotonou alla pista di
atterraggio di Uli Ihala, nel Biafra, per cercare di capire cosa sia successo
durante e dopo l’attacco al Cantiere di Kwale 3, quanti i morti, quanti i
prigionieri, dove sono custoditi, etc.

Contatta, oltre al
Responsabile della Croce Rossa, che, considerato che risiede a Lagos, gli
raccomanda prudenza, poiché a Cotonou ci sono tante spie della Repubblica
Federale della Nigeria, anche alcuni piloti degli aerei che fanno, durante la
notte, la spola con Uli Ihala.

Intorno al 19-20 di Maggio
un pilota Israeliano lo informa che i Biafrani hanno chiesto “razioni europee”
per 19 persone. Oltre ai 18 prigionieri di Kwale e Okpai, Silvio Barbera e i 3
Tedeschi, nella prigione di Owerri c’era anche una Nurse Irlandese.

Dopo alcuni giorni a Cotonou
arriva anche l’ing. Roseo, e poi anche l’ing. Ragni, che poi ritorna a Lagos,
alla Naoc dopo alcuni giorni. L’ing. Ragni organizzerà il recupero dei resti
delle vittime di Kwale3.

Gli viene richiesto, dal
Dottor Cefis, di accompagnarlo nei suoi viaggi ad Abidjan e a Sao Tomè.

Rientra
a Lagos, via strada, il 3 Giugno, quando è chiaro che l’opzione di evacuare i
prigionieri dalla Croce Rossa non è attuale. Infatti i prigionieri verranno
liberati e portati a Libreville, nel Gabon.