La nomina di Claudio Descalzi ad Amministratore Delegato Eni.
Se c’è una persona che conosce il gruppo Eni come le sue tasche, questa persona si chiama Claudio Descalzi, milanese, classe 1955, appena nominato dal governo Renzi nuovo amministratore delegato della società del cane a sei zampe. All’Eni, infatti, Descalzi lavora da più di 30 anni, cioè dal 1981, quando iniziò la carriera come ingegnere di giacimento, dopo una laurea in fisica conseguita al Politecnico di Milano nel 1979. Da lì in poi, il cursus honorum di Descalzi è ruotato quasi interamente attorno al core business dell’azienda, cioè le attività di estrazione. Per diversi anni, infatti, il neo-amministratore delegato di Eni è stato project manager per lo sviluppo delle attività aziendali sui mercati esteri, prima nel Mare del Nord, poi in Libia, poi ancora in Nigeria e infine in Congo. Dopo una parentesi in Italia tra il 1990 e 1994, come responsabile delle attività operative e di giacimento, Descalzi ha fatto ritorno in Africa dove ha occupato diverse posizioni di rilievo, in un’area geografica particolarmente strategica per l’industria petrolifera. Da responsabile delle consociate di Eni in Congo e Nigeria, Descalzi è diventato poi direttore generale per tutto il continente africano, per il Medio Oriente e la Cina e, dal 2005 in poi, ha assunto anche un peso crescente nella casa madre italiana, fino diventare direttore generale della divisione Exploration & Production (E&P), l’ultima carica ricoperta prima di ricevere la nomina ad amministratore delegato da parte del governo Renzi. Nel suo curriculum vitae, però, non manca neppure qualche carica extra aziendale, cioè nel mondo delle associazioni di categoria, come vicepresidente di Confindustria Energia e presidente di Assomineraria, l’organizzazione rappresentativa delle imprese estrattive e petrolifere.
Descalzi, insomma, è uno che conosce sicuramente la “materia” che tratta, cioè l’estrazione del petrolio, come ha sottolineato anche un analista di una banca d’affari italiana, interpellato dall’agenzia Reuter poco prima che il nuovo incarico fosse ufficializzato: “ si tratta di una nomina che segue una logica industriale e non politica”, ha detto l’analista, aggiungendo poi che la scelta di Descalzi significherà probabilmente per Eni una maggiore concentrazione sul proprio core business, la produzione di idrocarburi, e aprirà la strada alla cessione di alcune attività minori e non strategiche. La scelta di Descalzi è considerata però, almeno in parte, anche una soluzione non traumatica che avviene nel segno della continuità. Il neo amministratore delegato, infatti, pur essendo un manager che non ha particolari rapporti con la politica italiana e che preferisce le relazioni internazionali, è comunque un uomo vicino all’ex-numero uno del gruppo, l’ad uscente Paolo Scaroni , che ha valorizzato nel tempo le competenze di Descalzi e pare lo abbia appoggiato per la propria successione.