Il terremoto in Emilia del Maggio 2012. Di P. F. Barnaba
BREVE INTERVENTO SUI TERREMOTI DELL’EMILIA DEL MAGGIO 2012
(Cascina Roma, San Donato Milanese 31.5.12)
Prima di entrare nel vivo del nostro incontro di stasera, dedicato all’antica città libica di Sabrata, desidero fare un breve cenno, da geologo, alle drammatiche vicende che i nostri vicini emiliani stanno duramente soffrendo in questi giorni a causa dell’instabilità del sottosuolo.
Siamo tutti al corrente di quanto sta accadendo nella zona tra Reggio Emilia e Ferrara, con il peso delle 17 vittime, dei 350 feriti e delle varie migliaia di persone costrette all’abbandono della propria abitazione, in seguito alle due forti scosse del 20 e del 29 maggio, rispettivamente di magnitudo 6.0 e 5.8 Richter. In figura 1 è riportata l’ubicazione dei due epicentri.
Qui mi limito a qualche considerazione sulla fisicità del fenomeno in atto; si osserva innanzitutto che l’area degli epicentri sismici, compresa tra l’Appennino (a sud) e il Po, è completamente pianeggiante, mentre il corrispondente sottosuolo è molto accidentato, per la presenza di numerose fratture e faglie che caratterizzano la cosiddetta “Dorsale ferrarese”, un sistema montagnoso sepolto, originatosi in seguito alla collisione avvenuta milioni di anni fa tra due immense zolle di crosta continentale: quella afro – adriatica, dotata di una energica spinta verso nord, e quella euro-asiatica (fig. 2).
E’ come si fosse trattato di uno scontro tra due zattere galleggianti su di un substrato plastico. Le forti compressioni generatesi tra le due placche venute a contatto proseguono tuttora e le tensioni via via crescenti trovano periodicamente violento sfogo con improvvisi assestamenti delle strutture geologiche sotterranee, assestamenti che si manifestano in superficie con scuotimenti e scosse sismiche più o meno intense.
Un’idea della complessità strutturale del sottosuolo padano e in particolare della zona in esame è offerta dalle pregevoli ricostruzioni del sottosuolo realizzate dai Colleghi Pieri, Groppi, Sattanino,
Parenti (recentemente scomparso), sulla base dei dati ricavati mediante i rilievi geologici, sismici e i sondaggi eseguiti dall’Agip per la ricerca petrolifera negli anni 1940-1980.
Nella figura 3 è rappresentata la carta strutturale del Plio – Quaternario con i lineamenti tettonici prepliocenici; è indicata inoltre l’ubicazione dei pozzi e delle tracce delle sezioni geologiche di cui alla figura successiva.
Nella fig. 4 sono riportate le sezioni geologiche n.9, 10 e 11; le prime due interessano direttamente la zona terremotata. La sezione 11 si trova più a est, in prossimità della costa adriatica.
Da queste ricostruzioni appare evidente la forte spinta subìta verso nord dai vari settori strutturali appenninici; altrettanto evidenti e importanti sono i movimenti verticali del sottosuolo, verificatisi in età relativamente recente (Plio – Quaternario), che sono testimoni di una tettonica particolarmente vivace della regione e quindi di un grado di sismicità non trascurabile, con importanti spostamenti verticali (alcune migliaia di metri).
E’ da osservare che, nonostante la buona conoscenza geologica di un’area, la previsione riguardante la localizzazione, l’intensità e la frequenza dei terremoti è praticamente impossibile; è invece valutabile, anche se con una certa approssimazione, il grado di sismicità e quindi il rischio sismico di una singola zona, dal quale risulta così possibile trarre indicazioni utili per le prescrizioni tecniche sulla sicurezza delle costruzioni.
A proposito di queste prescrizioni, pare che nel caso dell’Emilia il rischio sismico sia stato forse sottovalutato, avendolo verosimilmente riferito ad una regione che da oltre quattro secoli era stata immune da sismi distruttivi; l’ultimo grande terremoto registrato a Ferrara risaliva infatti al periodo degli Estensi, al 1570, 442 anni addietro.
Infine, riferendomi ai timori manifestati da qualche abitante di Milano che i sismi emiliani possano “migrare” verso ovest, fino a interessare la metropoli lombarda, direi che si possono definire privi di consistenza.. E’ questo invece il momento di stringerci intorno alla popolazione emiliana colpita dalla disavventura naturale, augurando che il locale sottosuolo riacquisti quanto prima il suo equilibrio, e che questo possa poi mantenersi per almeno qualche secolo, come già accaduto fino a qualche settimana fa. Indispensabili sono comunque gli interventi correttivi sulla normativa antisismica locale per una maggiore fiducia nel futuro.
Notiziario intervento P. F. Barnaba prima della Conferenza su Sabrata di Gianni Toffelordi
(Cascina Roma, San Donato Milanese 31.5.12)
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