Articoli geologia Appennino meridionale. Archivio Apve – 2014
I documenti contenuti in questo articolo sono stati recuperati dall’ Archivio documentale Apve e si riferiscono a studi o teorie di carattere geologico generale riferiti all’Appennino meridionale. Sono esclusi quindi studi o ricerche di dettaglio su aree geografiche limitate geograficamente, anche se appartenenti all’Appennino meridionale.
L’Appennino meridionale è una suddivisione della catena degli Appennini, nella parte peninsulare che copre l’Italia meridionale, che si estende dalla Bocca di Forlì all’Aspromonte interessando l’Italia meridionale, in particolare il Molise, la Campania, la Puglia, la Basilicata e la Calabria. Trova la sua continuazione ideale nelle catene montuose della fascia tirrenica in Sicilia. L’Appennino meridionale può essere scomposto in quattro parti: Appennino sannita, Appennino campano, Appennino lucano ed , Appennino calabro.
Appennino sannita
L’Appennino sannita va dalla Bocca di Forli in provincia di Isernia fino alla valle del fiume Calore. L’altipiano carsico del Matese, culminante nel Monte Miletto (2050 m), situato sul confine tra le province di Campobasso e Caserta e tra il Molise e la Campania, è il gruppo montuoso più caratteristico di questa sezione dell’Appennino. È costituito da due catene di monti che corrono parallele in direzione nord-ovest sud-est formando un altopiano aspro e scosceso, e segna il confine tra Molise e Campania. Ad esso si agganciano altri gruppi minori come quello del Monte Mutria (1822 m) e del Monte Calvello (1018 m) dalla parte orientale, ed i Monti Trebulani ed altre catene minori che degradano verso il Volturno da Venafro a Benevento, dalla parte occidentale.
Altre catene dell’Appennino sannita sono:
Monti Frentani o di Campobasso (Monte Saraceno 1086 m);
Monti Dauni a sud-est dei Frentani con il Monte Cornacchia (1151 m), il Monte Pagliarone (1051 m) e Monte Crispignano (1105 m) formati da cime tondeggianti incise dagli affluenti del Fortore a est e dal Tammaro a ovest, che formano l’altopiano del Sannio;
Appennino campano
L’Appennino campano comprende il tratto montuoso tra il Camposauro (1388 m) fino alla Sella di Conza (700 m) (tra Avellino e Potenza) che collega la Valle del Sele (versante tirrenico) a quello dell’Ofanto (adriatico).
Appartengono all’Appennino campano:
Gruppo del Taburno Camposauro (1394 m) alle cui pendici si trova la stretta di Arpaia che secondo alcuni corrisponde alle famose Forche Caudine
Gruppo del Partenio (1598 m) situato tra le province di Napoli e Avellino, su di esso sorge il famoso Santuario di Montevergine (1300 m).
Gruppo dei Monti Picentini tra i Monti Lattari e la valle del Sele, con il Monte Terminio (1806 m) ad occidente, ed il Monte Cervialto (1810 m) ad oriente.
Appennino lucano
L’Appennino lucano si distende ad arco dalla sella di Conza al passo dello Scalone – 744 metri.
Delimitato dai fiumi Sele ad ovest, Ofanto a nord, Bradano ad est, dal Golfo di Taranto a sud-est, dal mar Tirreno a sud ovest e dalla piana di Sibari a sud, è articolato in catene montuose, altopiani e massicci (più o meno isolati) raggruppabili in cinque grandi aree.
Partendo da nord – e prima del gruppo dei monti Santa Croce (1.407 m), Pierno, Caruso, costa Squadra, da una parte, e Pennone, Marzano e Paratiello (1.445 m), dall’altra – s’innalza solitario il monte Vulture (1.326 m), ultima manifestazione vulcanica della penisola italiana. Più a sud è l’altopiano dei monti Li Foj, le cui cime maggiori superano i 1.350 metri.
A sud, sud-ovest rispetto alla città di Potenza s’innalza l’articolato sistema montuoso dei monti della Maddalena, vera ossatura centrale dell’Appennino lucano, le cui maggiori altitudini cominciano ad essere ragguardevoli: monte Volturino (1.836 m), monte Pierfaone (1.744 m), monte Viggiano (1.727 m).
A delimitare l’alta valle del fiume Agri sono l’imponente massiccio del Sirino (con il monte Papa che raggiunge i 2.005 m) e il solitario dente calcareo del monte Raparo (1.761 m), da alcuni studiosi considerati come estreme propaggini meridionali del gruppo della Maddalena. Tra questi due ultimi massicci – e prima delle alte vette del Pollino – svettano ripide e solitarie le due cime gemelle del monte Alpi (1.893 m e 1.900 m); poco più a sud sono quelle del monte La Spina (1.652 m) e del monte Zaccana.
Il Pollino, cuore dell’omonimo Parco nazionale, comprende le maggiori cime dell’Appennino meridionale: monte Pollino (2.248 m), serra Dolcedorme (2.267 m), serra del Prete (2.181 m), serra delle Ciavole (2.130 m e 2.127 m), serra di Crispo (2.054 m). Su queste vette, impervie e maestose, corre il confine tra la regione lucana e quella calabrese.
I Monti di Orsomarso, infine, pur essendo localizzati interamente in Calabria, rappresentano l’ultima (boscosissima) propaggine della catena fisica dell’Appennino lucano.
Le ultime propaggini dell’Appennino lucano si estendono sino in Puglia. Si tratta dell’altopiano delle Murge, che si estende persino fino al Salento settentrionale. Le cime però non raggiungono altitudini elevate: la più alta cima è la Torre Disperata, alta 686 m s.l.m., mentre le Murge che arrivano fino al Salento raggiungono un’altitudine massima tra i 100 e i 200 m s.l.m.
Appennino calabro
L’Appennino Calabro va dal Passo dello Scalone allo Stretto di Messina. È costituito da gruppi montuosi di natura granitica solcati da ampie valli. Si distinguono 4 parti:
Catena Costiera (o Catena Paolana) che si allunga tra il Mar Tirreno e i profondi valli dei fiumi Crati e Savuto:
altopiano della Sila: è un vasto altopiano granitico di forma quasi circolare, ricco di foreste e circondato da alte catene di monti (in media tra i 1200 e i 1400 m) interrotto qua e là per far passare le acque che in parte vengono raccolte dal Crati ed in parte si gettano direttamente nel mare. L’altopiano è diviso in due bacini dalle Montagne della Porcina che lo attraversano da ovest a d est partendo dal monte Botte Donato (1930 m).
la catena delle Serre, separata dalla Sila dalla depressione di Marcellinara (251 m), che si estendono con un doppio allineamento montuoso fino al passo del Mercante e da qui con una breve e sottile cresta si collegano con l’Aspromonte. La vetta più elevata è il Monte Pecoraro (1420 m) che sovrasta le sponde ioniche;
Massiccio dell’Aspromonte vasto ammasso conico di granito coperto di boschi, dalla cui vetta più elevata, il Montalto di 1956 metri, l’occhio spazia sul Tirreno e sullo Jonio. (da Wikipedia)
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